Auguri al nostro Parroco, e un enorme Grazie!

Don Leone Anniversario 2018 - 00Cade, in questo mese di dicembre, il 50° anniversario di ordinazione sacerdotale del nostro parroco don Leone Lussana. Cinquant’anni sono una bella cifra, tante vicende sono passate in questo mezzo secolo nella storia comunitaria e in quella personale di ciascuno. Alcune serene e altre meno, ma è la vita, con i suoi alti e bassi. Oggi vogliamo raccontare un frammento di storia, quella del nostro monsignore (perché questo è ora il suo titolo), che sì è dipanata tra le storie delle tre parrocchie che lo hanno visto protagonista del suo ministero presbiterale. Fosse stato per lui, il monsignore ma non troppo, questa ricorrenza sarebbe passata quasi in sordina, magari con poche parole di ringraziamento per la liturgia celebrata a ricordo o nel trafiletto del diario sul notiziario. Questa volta invece la redazione unanime è insorta contro il diktat del capo e, mettendolo biecamente in minoranza, ha optato per stendere un articolo, per il quale mi sento in apprensione, perché, credete, non è facile parlare di qualcuno senza scadere nella retorica o in una facile incensazione. Don Leone è con noi da più di vent’anni e, dobbiamo ammetterlo, sta lasciando un’impronta piuttosto profonda. Sarà la sua origine scalvina (gente di montagna, forte e temprata), la sua formazione culturale e spirituale, la sua esperienza sacerdotale vissuta in pienezza, che ci è stato consegnato un pastore quale lui ora è. Forgiato delle esperienze vissute a Borgo Palazzo, a Bratto e ora Torre Boldone. Don Leone Anniversario 2018 - 01Qualche mese nei fine settimana a Mariano di Dalmine, dopo l’ordinazione sacerdotale, mentre erano ancora in corso gli studi di teologia. Una breve e saltuaria esperienza, ma ricca di incontri e di una pastorale che prendeva slancio dal Concilio ecumenico da non molto concluso. Un assaggio insomma di come sarebbe stato il cammino. In effetti è stata la parrocchia di Borgo Palazzo, in città, la sua prima destinazione. Una grossa parrocchia, con una storia solenne, ma con un oratorio da rifondare, da ricostruire umanamente, negli anni della contestazione sessantottina, con tutti gli annessi e connessi che quel periodo si portava appresso. Catapultato in quella realtà, senza collegamenti, lui che venendo da Schilpario non aveva mai vissuto questa esperienza aggregante, il giovane don Leone si rese conto che quell’incarico poteva rappresentare un grosso rischio. Non venne meno però al suo nome e alla sua determinazione, fece in modo che ciò potesse trasformarsi in opportunità. C’era un tessuto giovanile da ricostruire: adolescenti impegnati nelle lotte a scuola, in famiglia, nelle istituzioni, ma con identità spesso confuse e contrastanti, non di rado impreparati di fronte a questo nuovo fenomeno. L’oratorio ne risentiva, coinvolto in quel subbuglio di ideali a volte sbandierati, a volte sottaciuti. Il lavoro non mancava, fortunatamente ebbe dalla sua parte un parroco lungimirante, don Stefano Baronchelli, che non gli fece mai mancare il suo appoggio morale e spirituale. Grande sostenitore della necessità di un rinnovamento della Chiesa negli anni post conciliari, lavorò con entusiasmo infondendo fiducia nel suo giovane curato, per lasciare un imprinting e adoperandosi a costruire sintonia tra i preti, con il Consiglio Pastorale, nell’oratorio, nella catechesi con gli adolescenti e giovani. Furono anni di operato pionieristico che, se cominciavano a dare frutti di crescita umana, avevano anche fornito a quel giovane curato un bagaglio di esperienze di notevole peso. Uno zaino pieno di incontri e scontri, di competenze e impegni, di gioie e fatiche, da caricare sulle spalle e ripartire. Già, perché dopo quindici anni (dal ’69 all’84) era ora di raggiungere, zaino in spalla, appunto, una nuova destinazione. Don Leone Anniversario 2018 - 04Quest’altra lo avvicinava a casa: solo il Passo della Presolana, pochi insidiosi tornanti lo separavano dalla sua valle, giusto il versante opposto del massiccio dolomitico che sovrasta il paese. Qui arrivò da parroco per prendere in mano, da solo, una realtà parrocchiale completamente diversa, agli antipodi di quella fino allora conosciuta e vissuta. Un comprensorio di alta valle, dove sul territorio comunale erano presenti ben tre parrocchie. Anche qui c’era una realtà da ricostruire, una pastorale da rivisitare, con un’attenzione particolare al momento storico, dove un’espansione economica e un privilegiare i beni materiali, allontanavano gli echi conciliari che faticavano a mettere radici. Ancora una volta si rese necessario adoperarsi per far funzionare al meglio le cose, praticamente ‘tirarsi su le maniche’ e progettare. L’intuizione giusta fu creare sintonia con gli altri sacerdoti, dove il rispetto per la personalità e l’operatività di ciascuno avrebbe portato a quell’unità di intenti necessaria per la buona vita delle persone. Con un obiettivo ulteriore: la cura dei turisti, in un paese che da circa tremila abitanti, passava a 20/30 mila per tanti mesi l’anno, essendo il luogo frequentato sia in estate che in inverno per la stagione sciistica. Un no stop insomma, che impose un rinnovamento della pastorale, un ripensamento alla luce delle numerosissime presenze a cui erano dedicati incontri di formazione, di preghiera, accostamento comunitari se non anche personali. Da non dimenticare poi l’impegno materiale per il radicale rinnovo delle strutture parrocchiali, la chiesa per esempio, costato tempo, mente, cuore e, naturalmente, risorse finanziarie. Ma dove c’è da lottare, i Leoni lottano. Altri tredici anni passarono, aggiungendo un ulteriore bagaglio di buone amicizie, di saldi rapporti personali, di competenze forgiate dal servizio, di esperienze umane e spirituali cercate e coltivate, per rimettere lo zaino in spalla e ripartire per una nuova destinazione. Don Leone venne chiamato a condurre la parrocchia di Torre Boldone alla morte del parroco don Mario Merelli. Un riavvicinamento alla città in una realtà ancora una volta diversa e multiforme. Don Leone Anniversario 2018 - 03Qui trovò un tessuto urbano tanto vicino alla città da non avere quasi più una identità propria, dove la geografia del paese andava cambiando sia culturalmente che socialmente e spiritualmente. La parrocchia aveva sofferto di un lungo periodo per la mancanza di un punto di riferimento sicuro (la malattia del parroco don Mario aveva causato uno sfilacciamento delle relazioni e degli obiettivi). Nonostante la buona volontà di un certo zoccolo duro della comunità, fu necessario dare un volto nuovo a questa parrocchia, in un paese che andava cambiando faccia, rivisitando, ripensando e progettando i vari ambiti di servizio, creando una rete di collaborazione e di operatività in tutti quei settori in cui una parrocchia connota il suo volto. Per essere chiamata comunità che cammina, per divenire quella fontana del villaggio, che papa Giovanni aveva identificato come icona della parrocchia, dove tutti vanno ad attingere l’acqua della vita nuova. Il tutto all’insegna di tre parole fondamentali, che sono sempre state alla base degli insegnamenti e guida della missione di don Leone tra noi: motivazione, stile, competenza.Don Leone Anniversario 2018 - 02gli anni, con lo sviluppo urbano del paese ha sempre cercato di coinvolgere le persone, più persone, nella consapevolezza che solo con l’interazione tra il prete e i laici si poteva realizzare quel progetto di parrocchia, di comunità proiettata nel futuro della Chiesa, capace di incarnare nella quotidianità del vivere, i principi fondanti del Concilio. Don Leone, in tutti questi anni, ha visto passare accanto a sé tante persone, partendo dai suoi curati sempre amati e custoditi, dalle suore delle varie comunità di accoglienza presenti sul territorio, dai tanti laici che hanno contribuito ad edificare la parrocchia quale ora noi la vediamo. Tante persone di bello spessore umano e spirituale, alle quali intende rivolgere ringraziamento e plauso, tante persone che hanno fatto in modo che il lavoro del pastore, della guida, divenisse un lavoro corale, in sintonia per una buona vita della gente. La collaborazione con i sacerdoti degli altri paesi limitrofi lo hanno visto nella carica di vicario lavorare per la costruzione di un progetto comune di Chiesa che va oltre i confini territoriali, che sa guardare oltre la siepe l’orticello del vicino e capace di ascolto, accoglienza,carità. Gli ambiti operativi di un parroco non si limitano alle cose del Cielo, ma sono ben radicati anche sulla terra con la necessità anche per Torre Boldone e don Leone di mettere mano alle strutture. Così in questi vent’anni tutti noi abbiamo potuto vedere il grande lavoro di messa a norma e adeguamento di tanti complessi, a partire dalla chiesa parrocchiale, al campanile, alla chiesetta di san Martino Vecchie e a quella della Ronchella, ai lavori all’auditorium e all’oratorio (dove più volte si è intervenuti) al rifacimento del Centro Santa Margherita. Con notevole impegno economico e di energie, ma per dirla con don Leone,che nel frattempo è diventato monsignore, quel che è da fare va fatto. Ma non chiamatelo monsignore, per carità, una certa riservatezza, una sorta di ritrosia (in fondo è rimasto il suo stile originale quella della ‘valle più bella del mondo’!) fanno sì che preferisca essere tra la sua gente solo il parroco, il pastore che si adopera per condurre il gregge sulla buona strada. La mia storia si chiude qui, ma non quella di don Leone, alla quale tutti noi della redazione esprimiamo il nostro ringraziamento per esserci stati vicini in tutti questi anni, per averci aiutato a crescere, come persone e come cristiani. Riteniamo di poter essere portavoce di tutti gli operatori pastorali che con lui hanno collaborato e collaborano tuttora, di tutte le persone della parrocchia che lo hanno avvicinato ed apprezzato il suo lavoro, di tutta la gente che lo ha conosciuto come uomo e come prete per dirgli grazie di essere tra noi. Per tanto tempo ancora è il nostro augurio. Grazie monsignore… ma non troppo.

di Loretta Crema

N.d.r. se volete vedere qualche altra immagine del nostro parroco tra quelle archiviate nel sito, cliccate qui