LE ISCRIZIONI

  Titolo strano, in una rubrica che racconta la storia e le vicende della nostra chiesa parrocchiale e ne vuole illustrare qualche caratteristica.

Strano perché un osservatore disattento o frettoloso, dopo aver dato un’occhiata alle decorazioni che ricoprono per intero le pareti e la volta della nostra chiesa, forse non le scorge nemmeno, le iscrizioni.

Così precisiamo che stiamo parlando di parole, che spiccano qua e là, dipinte o incise, ma sempre importanti.

Perché, come ben sanno i bambini che iniziano a studiare la storia, sono documenti; non cartacei, ma sempre documenti storici, quindi di rilevante importanza che può riguardare, in una chiesa, le questioni religiose come quelle storiche.

Il primo esempio di queste iscrizioni lo trovate proprio nel logo che don Leone ha scelto per questa rubrica: tre grandi lettere che spiccano all’interno di una ricca cornice in stucco dorato proprio sopra l’arco del presbiterio, quindi in una posizione straordinariamente importante. D.O.M., perché la nostra, come tutte le chiese, è stata innalzata in onore di Dio, Onnipotente e Massimo; e da queste lettere, un tempo evidenti soprattutto sulla facciata delle chiese più importanti, deriva il termine che noi bergamaschi ancora oggi usiamo per definire la chiesa del Vescovo: ol dòm.iscrizioni-dom

Sotto la scritta DOM, in lettere più piccole, è testimoniata la dedicazione anche a S. Martino, ma quasi in subordine.

Proprio di fronte a questa scritta, sull’arco che introduce alla zona verso la porta principale, troviamo ancora una decorazione a cornice, con la scritta: “Restauratum Jesu Christo Redemptori exeunte XIX saeculo jneunte saeculo XX”, che vuol dire che il nostro tempio è stato restaurato, in onore di Gesù, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Lavori di restauro, certamente, e anche probabilmente di riparazione di qualche piccolo problema. Ma si trattava – e l’iscrizione lo precisa bene – non di lavori fine a se stessi, ma voluti in onore di Gesù Redentore. Una bella lezione, per tutti noi.iscrizioni-restauro

Ancora due iscrizioni sullo stesso stile spiccano sul frontone delle due cappelle più grandi: “Reginae SS. Martyrum”, recita quella sull’altare della Madonna, dedicato appunto a  Maria,

Regina dei Martiri, mentre l’altra ci dice con chiarezza che la cappella è stata dedicata alle Sante Reliquie: “Reliquiis Sanctorum”.

Ancora delle Reliquie ci parla un’altra iscrizione, molto diversa da quelle che abbiamo visto finora.

Si tratta di una lapide in marmo nero, sulla quale, in un semplicissimo riquadro centrale, spiccano le parole “Reliquiae Sanctorum”; intorno alla scritta, semplici decorazioni, sempre incise, mostrano agli angoli gigli stilizzati (come il simbolo della Legione Tebea, che è diventato il simbolo del Martire Alessandro, patrono di Bergamo) e due fiori stilizzati.

Gli esperti hanno datato questa lapide tra il 1739 e la fine del secolo, lasciandoci nel dubbio sulla sua provenienza: sarà stata scolpita per questa chiesa o forse poteva provenire da quella precedente?

Vi lasciamo – e rimaniamo – nel dubbio.

A questo punto la curiosità ci fa cercare altre iscrizioni, e scopriamo che la controfacciata – cioè la parete della chiesa che sta all’ingresso, proprio dietro la facciata – ne mostra una interessante, che riassume la storia della nostra chiesa: infatti recita Questo tempio è stato eretto nell’anno del Signore 1766, ampliato nel 1892 e restaurato negli anni 1973-76. La scritta è inserita non in una cornice di stucco dorato,ma in un cartiglio dipinto a fresco, che però mostra la volontà dell’artista-decoratore di dare all’iscrizione la stessa dignità delle altre. Così ha dipinto una specie di trompe l’oeil, cioè un trucco capace di imbrogliare la vista, che disegna anche le ombre dei nastri e quelle delle decorazione floreali e crea un effetto tridimensionale davvero interessante.

iscrizioni-confessionaleAll’ingresso principale della chiesa, sia a destra che a sinistra di chi entra, troviamo altre due iscrizioni, questa volta più articolate, complete e ampie.

Sono iscrizioni su pietra, lapidi incise e dorate, inserite dentro lo spessore del muro, tra le decorazioni.

Si tratta di veri e propri documenti, come quelli che troviamo nell’Archivio parrocchiale. Documenti che provano, con tanto di data e nome dei protagonisti, le vicende principali della nostra chiesa.

La prima, più antica, racconta che il 14 novembre 1745 (vicino alla festa del patrono, ma non nella stessa giornata: ci fosse stato don Leone, certamente avrebbe voluto la cerimonia l’11 di novembre!) don Carlo Lenzi, su incarico del Vescovo di Bergamo Antonio Redetti, benedì solennemente la chiesa, costruita nuova dalle fondamenta, e la dotò del titolo di parrocchia.

iscrizioni-confessionale-1Una data importante, certamente da ricordare.

Anche se non è un anniversario “rotondo”, sarà comunque nostro compito, il prossimo anno, fare memoria del 270° anniversario della benedizione della chiesa.

Facciamo una capatina veloce fuori dalla chiesa, e fermiamoci davanti alla porticina d’accesso al campanile.

Lì una semplice, splendida piccola lapide dal gusto naif e senza alcuna pretesa, ci dice che il nostro campanile è stato eretto grazie alla “pietas” dei fedeli.

Che non vuol dire pietà, ma un misto tra generosità e amore. Amore per la propria chiesa, che ha spinto i fedeli di Torre ad essere generosi per dotarsi del campanile.

L’ultima lapide che presentiamo, e di cui riportiamo la foto in questo articolo, riguarda invece proprio la dedicazione della nostra chiesa, che stiamo ricordando, in vari modi, in tutto quest’anno.

La lapide, scritta ovviamente in latino, recita: nell’anno del Signore 1864, il giorno 25, nella quarta domenica di settembre, l’illustrissimo e reverendissimo don Pietro Luigi Speranza, Vescovo di Bergamo,consacrò con rito solenne questa chiesa dedicata a San Martino Vescovo e il suo altare principale.

Dice anche che inserì nello stesso altare maggiore le reliquie dei santi martiri Benedetto, Vincenzo e Valentino.

Aggiunge anche un’altra cosa, alla quale non diamo più importanza. Dice che il Vescovo stabilì 40 giorni di indulgenza nel giorno anniversario della dedicazione.

Oggi non si parla più di indulgenze, legate come sono a devozioni ormai scomparse e spesso ridicolizzate da un uso davvero improprio o semplicistico: c’era chi faceva i conti, quadernetto alla mano, del numero dei giorni di indulgenza plenaria che riusciva ad accumulare…

Ma, per chi vuole pensarci, questa indulgenza venne concessa nel giorno della dedicazione.

Non una volta sola, una tantum, nel 1864.

Quotannis, cioè ogni anno, per sempre.

Anche il 25 settembre di questo 2014, 150 anni dopo la dedicazione della nostra chiesa.