LE DUE PARROCCHIALI

  • Rubrica a cura di Rosella Ferrari

Due chiese per un solo paese. Chiese diverse, perché costruite in epoche diverse, quindi con diverse esigenze.

La più antica, sorta prima dell’anno 1000, era una chiesa romanica, massiccia, solida, con muri pieni che forse utilizzavano anche i borlanti del vicino fiume Serio.

Le chiese romaniche sono come piccole fortezze: sono le prime chiese della cristianità, c’è ancora il timore di persecuzioni, ma c’era anche la volontà di custodire come in uno scrigno il bene più prezioso.

Certamente orientata; ed era molto, importante, l’orientamento, perché il sacerdote, celebrando, era così rivolto verso la Terra Santa, verso Gerusalemme.

Così la luce che al mattino, filtrando dalle piccole aperture dietro l’altare, illuminava l’abside, rappresentava la luce della fede, la luce della verità, la Luce vera, Gesù.

Davanti alla chiesa c’era sicuramente un sagrato, e accanto il camposanto, dove i corpi dei fedeli defunti attendevano, accanto alla chiesa, l’ora della resurrezione.

Le descrizioni raccolte dai testi delle visite pastorali dei vescovi ci parlano di una chiesa abbastanza grande, ornata; un altro documento precisa che la stessa è longa braccia n. 40 incirca, ha tre archi di ordinaria altezza, ha Altari n. 4 et stucchi bellissimi.

Il coro, ordinario, tutto stucchato, havendo in mezzo l’altare maggiore.

Dei 4 altari citati, l’altare maggiore era dedicato al SS. Sacramento (in cappella assai ornata, costruita a volta); gli altri altari erano dedicati a S. Maria, alla Madonna del Rosario, ai santi Giacomo apostolo e Maria Maddalena (questo sarà poi intitolato a tutti i Santi e alle Reliquie).

Interessante sapere che adiacente alla nostra prima chiesa c’era anche una piccola cappella con l’altare di San Rocco (non è certo se in occasione della grande peste del 1512 essa fu costruita o solo ampliata): alcuni studiosi ipotizzano che potrebbe trattarsi della chiesina che oggi noi chiamiamo di San Martino Vecchio.

La sicura presenza del campanile è provata, oltre che da antiche immagini, da un documento successivo, che ne ordina la demolizione per recuperare materiale da costruzione per la nuova chiesa.

Arriviamo così al 1739 quando il Parroco don Bartolomeo Bolis ottenne dal Capitolo di S. Alessandro uno scambio di terreni che consentì di avere a disposizione l’appezzamento centrale sul quale costruire la nuova chiesa parrocchiale.

Siamo in epoca barocca, ma la chiesa di Torre non è ridondante: la facciata semplice, molto elegante, la struttura ottagonale, la pianta originaria a croce greca parlano di un edificio sobrio e molto bello.

Delle tre porte di accesso (quella principale per le donne, le due laterali per gli uomini) è la prima che ci consente di notare tutte le novità del nuovo stile rispetto al precedente.

Le chiese romaniche erano spesso ad aula unica, chiusa da un piccolo presbiterio; poca luce, muri massicci.

Quelle gotiche sono ampie, alte, piene di luce perché si sfondano i muri che vengono in parte sostituti da vetrate che mostrano il Paradiso.

Le chiese barocche vogliono invece riprodurre il Paradiso in terra, e per farlo si dotano di profusioni di angeli, di decorazioni, di stucchi.

Il presbiterio viene rialzato e ingrandito, cinto da balaustrate di marmi preziosi e spesso intarsiati,

dotato di altari magnifici sui quali è possibile esporre il Santissimo col dovuto rilievo e sfarzo e che è in grado di reggere le “macchine” che fanno da cornice all’esposizione.

La pianta è a forma di croce, ad indicare che la Chiesa è il corpo di Cristo; in alcuni casi l’abside non è perfettamente in linea con la navata, ad indicare il capo di Gesù che nel momento della morte si reclinò.

Ci sono due tipi di piante a croce: quella greca, coi bracci di uguali dimensioni, e quella latina, con la navata che forma il lato più lungo e il transetto quello più corto.

La nostra chiesa ha avuto entrambe le tipologie: la chiesa originaria era a croce greca; venne successivamente trasformata a croce latina quando si rese necessario ingrandire la chiesa sul lato della facciata.

Questa trasformazione rende oggi più difficile notare la caratteristica e particolare struttura ottagonale della chiesa, che è però ancora evidente guardando l’incrocio della navata col transetto e la forma della sovrastante cupola.

All’interno, tutto nella chiesa ruota attorno all’Eucarestia, e tutto nella chiesa indica con chiarezza il percorso che il fedele deve compiere.

Appena entrati, sulla sinistra troviamo il fonte battesimale, che consente di “entrare” nella Chiesa come cristiani; proseguendo nella navata si incontrano, sui lati, i confessionali che ci consentono di chiedere perdono al Signore e di poter essere riconciliati con Lui e con i fratelli.

Fin dall’ingresso il nostro sguardo è sempre guidato e attratto dall’altare, dall’Eucarestia, fonte di vita.

Nella nostra chiesa il tragitto che percorriamo fisicamente rispecchia esattamente il percorso di fede di tutti i cristiani: anche in questo la chiesa sa essere guida e maestra, perché nulla nella sua costruzione è stato lasciato al caso: tutto deve servire per aiutarci nel nostro cammino di fede.

E dall’alto, dalle lesene, dalle volte, dovunque, miriadi di angeli sembrano stimolarci, aiutarci guidarci: sono i messaggeri del Signore, gli angeli custodi che Egli ci ha messo accanto.

Oggi i grandi altari non servono più: il sacerdote celebra davanti ai fedeli e con i fedeli.

Tutti partecipiamo con lui all’Eucarestia.

Per questo sono nati i nuovi altari post-conciliari, rivolti verso l’assemblea.

Sono spesso strutture semplici, perché non devono catturare su di sé l’attenzione dei fedeli, che deve andare tutta al mistero che su quella mensa si compie ogni giorno.

Tempi diversi, chiese diverse.

Ma se avremo l’attenzione e la voglia di entrare nella nostra chiesa, un giorno, di sederci sotto la cupola e di guardarci attorno con calma, allora noteremo come molte delle “cose” che ci circondano ci riportano ad un passato che ci riguarda, che ci coinvolge, che ci raccoglie.

Le devozioni che vengono da lontano, le antiche reliquie, alcune opere d’arte… ma anche la struttura stessa della nuova chiesa, costruita coi mattoni e le pietre di quella del passato.

Due epoche, due stili, due chiese. Per una sola comunità.

Ieri, oggi e sempre.