Il san Martino bastonato

I nostri Alpini sono saliti fino in Val Gardena per procurarsi la statua di s. Martino da offrire alla parrocchia.
San-Martino-2014-151.jpgLa Val Gardena è terra di antica tradizione per il buon legno e per la capacità e finezza dei suoi artigiani intagliatori. Anche il parroco del piccolo paese di s. Martino al Tagliamento, pressato dalla sua gente perché dotasse la chiesa di una bella statua del patrono, si premurò di prendere contatto con una bottega artigianale altoatesina.
La scelta si presentava agevole, viste le abbondanti offerte e visto che il soggetto era di ampia devozione. Si accordò con il fedele sagrista e un altro parrocchiano che si diceva esperto d’arte e partì, deciso a portarsi a casa la desiderata immagine del santo.
Una bottega ben fornita e da lustrarsi gli occhi, tra statue di santi e oggettistica religiosa e casalinga.
san_martino-iconografia 3Ma il parroco mirò subito a scovare il santo del mantello. Ma, meraviglia, l’artigiano intagliatore cominciò a mostrargli non una ma diverse tipologie di statue del santo Martino. Ma come: non era pressoché unica la iconografia del santo?L’aveva sempre visto troneggiante sul suo cavallo, con la veste del soldato e intento a dividere il mantello per donarlo a un povero! Macché: accanto all’immagine tradizionale, ben riconoscibile, ecco un san Martino che, invece di brandire la spada per tagliare il mantello, la sfodera tagliando un orecchio al poveretto indifeso; eccone un altro che addirittura, con fare adirato, si accinge a colpirlo al petto, stendendolo a terra mezzo morto.
E infine, per colmo di stupore, ecco un altro san Martino, lui stavolta gonfio per le bastonate ricevute e con ampie ferite su tutto il corpo: preso di mira da qualcuno che non aveva gradito il fatto che stesse condividendo il mantello con il mendicante.
Il parroco di s. Martino al Tagliamento strabuzza gli occhi, quasi per svegliarsi da un brutto sogno e, smarrito di fronte all’evidenza delle statue, si rattrista al punto da decidere per un immediato e frettoloso ritorno a casa, dimentico perfino di aver promesso un buon pranzo ai suoi fedeli accompagnatori.
san_martino-iconografia 2Raggiunta casa, cerca di riprendersi e si raccoglie in tormentata preghiera. Ma non riesce a prender sonno, torturato da quelle statue che continuano ad abitare la sua mente. E che gli rimandano il pensiero che forse c’è un richiamo alla triste realtà in quelle immagini scolpite. Finisce col pensare che forse anche al suo paese rischia di essere in atto qualcosa di quanto ha visto raffigurato. Un presentimento che lo rimanda a una certa mentalità che qua e là sente riflessa sulla bocca di alcuni parrocchiani e descritta sul quotidiano che legge ogni mattina. Quella mentalità che una volta si declinava con “gli altri si arrangino” e oggi dice di voler “restringere l’ambito della comunità” e quindi, detto più chiaro, di mortificare la solidarietà. O viceversa: di restringere la solidarietà, mortificando la comunità. Anche il cuore del parroco qui si restringe e piange: dov’è andata a finire la fraternità che si fa accoglienza, che aveva imparato dai suoi genitori, non certo benestanti, al passaggio di ogni povero?
Dove la sua predicazione che sembrava tener salda la  lunga tradizione di cristiana condivisione, del prendersi cura degli altri?
Dove il rispetto per la dignità di ogni persona, qualunque faccia abbia e da qualsiasi parte venga, come solennemente  sta scritto perfino nella Costituzione, oltre che nel Vangelo?
E il papa Francesco, che tanti applaudono e che tengono come profeta di tempi nuovi, viene poi ascoltato, lui che ha parlato di ‘globalizzazione dell’indifferenza’, facendo capire che è cosa sporca?
E poi, quella domanda che viene  giù fino a noi dalle prime pagine della Bibbia:” dov’è tuo fratello?”, come a dire che cosa ne hai fatto, che cosa ne stai facendo di lui?
E la pagina forte del Vangelo, in cui si dice come sarà pesata la nostra vita: avevo fame, ero malato, ero forestiero … ?
Tradotta poi nelle opere di misericordia che fanno da ritornello al catechismo: dar da mangiare agli affamati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, e così via.
In un sentiero di cura e di solidarietà, che non sono fatte solo di ‘risorse economiche’, come qualcuno vorrebbe farci credere, ma soprattutto di risorse umane, di risorse del cuore.
Come stanno a dimostrare le tante persone che, in modo personale o in gruppi e associazioni, sono attente ai fratelli nella vita. Tutt’altro che perse a mettere ‘pannicelli’ caldi’ sulle ferite dell’umanità e dell’ambiente senza risolvere i problemi, come qualcuno ha scritto.
Certo tutto fatto con la testa sulle spalle e con legalità e prudenza, siamo per l’accoglienza pulita, ma senza restringere lo spazio, qual famoso spazio appunto della accoglienza.
Perché la terra è di Dio, sta pure scritto, e quindi offerta a tutti, data a noi in amministrazione saggia e generosa, non in proprietà assoluta e con diritto di erigere muri o steccati.
Il bravo parroco fu preso da timore, ricordando quelle statue: la paura di dover cambiare iconografia al suo patrono e di dover perfino cancellare il nome scritto sull’arco della chiesa.
san_martino-iconografia 1E si ricordò che stava scritto perfino sullo stemma comunale: come avrebbero risolto la questione gli eletti dal popolo, per non crear scintille o cortocircuiti tra paese e patrono? Doveva sfogarsi con qualcuno: decise di parlarne domenica alla messa. Un po’ per trovare conforto e magari qualche smentita ai suoi turbamenti, un po’ per certificarsi che di quelle statue lui sarebbe tornato a prenderne una, ma quella di antica tradizione e giusta, giusta per il paese e la sua gente che non si sarebbe smentita in solidarietà e condivisione. Un po’ per invocare con la sua comunità il miracolo che gli stava a cuore. Per il bene di tutti, ma proprio tutti, e poter così dire con animo sincero il Padre nostro. ‘Nostro’, appunto, non Padre ‘dei nostri’ Quel Padre che nessuno esclude e tutti pone al sicuro sotto il suo mantello.
Di cui è immagine il mantello del santo patrono.
Il parroco finalmente prese sonno e sognò di tornare in Val Gardena.
A colpo sicuro.
                                                                                              don Leone, parroco

TEMPO DI AVVENTO

Riflessione sul Vangelo domenicale

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in famiglia o a gruppi nelle case o dalle Suore in Imotorre e al Centro s. Margherita

giovedì 27 nov.

giovedì 4 – 11 – 18 dic.

Il canto del vespro: 

vespro

“Dio, che di chiara luce tessi la trama al giorno, accogli il nostro canto nella quiete del vespro.”

sabato 30 novembre – 7 – 14 – 21 dicembre – ore 17,50

Cittadini degni del Vangelo

incontro pastoraleIncontri attorno al tema dell’anno pastorale

martedì 2 dicembre ore 20,45 “Abitare da cristiani la città”

martedì 9 dicembre ore 20,45 “L’invito di papa Francesco ad uscire”

martedì 16 dicembre ore 20,45 “Educare a una città solidale”

Gli incontri si tengono in auditorium – Sala gamma

L’agnellino Lino racconta

catechesiCatechesi del buon Pastore per bambini da 3 a 6 anni e 1^ elementare

domenica 30. novembre – 7 – 14 – 21 dicembre

dalle ore 9,45 alle ore 11 –  in oratorio

 

* domenica 21 dic. sono invitati anche i genitori

Al culmine dell’Avvento

Avvento

 

La notte che si illumina arte, musica, canto, preghiera nelle chiese del vicariato con invito a passare da una all’altra come segno di comunione e augurio

Sabato 21 dalle ore 20,30 alle 23

Veglia del Natale e s. Messa mercoledì 24 alle ore 23,15

Il sacramento della Penitenza

penitenzacelebrazione personale

– ogni venerdì dalle ore 10 alle ore 11,30

– ogni sabato dalle ore 10 alle ore 11,30 e dalle ore 16 alle ore 18

– sabato 21 dalle ore 9 alle 11,30   e dalle ore 16 alle ore 18

– martedì 23 dalle ore 9,30 alle ore 11,30  e dalle ore 15 alle ore 18

– mercoledì 24 dalle ore 9 alle ore 11,30 e dalle ore 15 alle ore 19

celebrazione comunitaria

lunedì 22 alle ore 16 e alle ore 20,45 (adolescenti e giovani)

SI CHIUDE LA SERIE DI ARTICOLI SULLA STORIA DELLA NOSTRA CHIESA

Concludiamo i festeggiamenti per  il compleanno della nostra Chiesa Parrocchiale, parlando un po’ della sua storia, quest’ultima volta l’argomento è :

“I Benefattori di ieri e di oggi”

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Clicca sulle immagini per accedere agli articoli di Rosella Ferrari pubblicati anche sul Notiziario di Settembre e Ottobre , e e nel menu Arte e  Cultura del sito, insieme agli altri precedenti episodi della storia delle nostra Chiesa

150 - storia

MEGLIO PRESTO CHE TARDI

anelliLo chiamavano ‘corso’: dal tono un po’ troppo aziendale o scolastico. Poi lo hanno chiamato ‘percorso’: già meglio, si innesta l’idea di un cammino più che di una serie di conferenze. E oltretutto fatto in buona compagnia. Ora si precisa: ‘percorso verso il matrimonio e … anche più in là’. Perfetto: è chiaro che la celebrazione non è l’atto finale, ma quello iniziale. Di una scelta tutt’altro che formale. Alla proposta, che prenderà il via giovedì 15 gennaio, si dà l’ adesione in ufficio parrocchiale entro Natale.

Negli ultimi otto anni più di cento coppie hanno frequentato il percorso in preparazione al matrimonio che offre la nostra parrocchia, coppie non solo di Torre ma anche di altri paesi.

Da tempo la Chiesa propone questa iniziativa e ne ritiene necessaria la frequenza per disporsi a celebrare con consapevolezza il Sacramento. Probabilmente alcune coppie un tempo di iscrivevano per assolvere un obbligo, oggi il questionario anonimo di gradimento di fine corso parla un linguaggio diverso: “E’ una grande opportunità e ci è stata molto utile”. “Anche se non fosse obbligatorio è utile partecipare e inviterei anche chi ha solo un’idea iniziale di vita in coppia a frequentarlo”. “Anche tra noi due, chi era più titubante ha maturato, grazie al corso, maggior consapevolezza riguardo al dono del matrimonio”. “E’ stato tutto molto interessante, per niente noioso, molto coinvolgente e lo rifaremmo senza ripensamenti!”.

Il nostro percorso prevede dieci incontri serali ed mezza giornata conclusiva di ritiro. La gran parte delle coppie afferma che sarebbe auspicabile avere anche  più tempo per una restituzione personale dopo le parole dei relatori. Qualcuno ha espresso il desiderio di maggior tempo per un incontro diretto ed esclusivo tra la coppia di fidanzati con una delle coppie accompagnatrici.  Queste ultime, con don Leone, approntano ed ogni anno rivedono le tappe del percorso affinché sia efficace ed adeguato alla realtà che cambia. Esse accolgono i fidanzati e si mettono in gioco nel portare la propria esperienza di coppia e di famiglia (c’è chi è sposato da pochi anni e chi ha già superato il 30° di nozze).

I relatori sia laici che preti stimolano i presenti alla riflessione e al dialogo e li coinvolgono su molti e vari temi, anche quelli più concreti che mettono le coppie d’oggi a dura prova.

Con l’aumento delle coppie di conviventi tra gli iscritti viene particolarmente apprezzato e cercato l’approfondimento sulle differenze tra il matrimonio celebrato nella Chiesa come sacramento e le altri forme di unione.

Numerosi i fidanzati che dicono di aver riscoperto il senso cristiano della vita e della famiglia lungo il percorso, dopo anni di lontananza dalla Chiesa.

Non mancano momenti conviviali che facilitano la conoscenza tra coppie e un contatto più personale e significativo, al punto che quasi tutti desiderano potersi rivedere come gruppo e con gli accompagnatori per affrontare argomenti attinenti la famiglia, la fede e la vita della comunità.

Quasi un presentimento: camminare da soli è sempre più difficile e rischioso.

                                                                                                          Betta e Alberto